Nuova Pac Post 2022 deludente per alcune associazioni
Il Piano Strategico Nazionale della PAC 2023-2027 (PSN), inviato dal Ministro dell’agricoltura, Stefano Patuanelli, alla Commissione UE il 31 dicembre scorso, ripropone e rilancia l’attuale modello di agricoltura e gestione dei sistemi agro-alimentari non sostenibile, affossando la transizione agroecologica auspicata dalle Strategie europee “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, richiesta dai cittadini-consumatori europei.
È questo il giudizio impietoso delle 17 Associazioni ambientaliste, dell’agricoltura biologica e dei consumatori che hanno inviato ai Ministeri italiani, MIPAAF e MITE, e ai funzionari delle DG Envi e DG Agri della Commissione UE, un dettagliato documento di commenti, osservazioni e proposte in vista della valutazione del documento di programmazione prevista dal percorso finale per la sua definitiva approvazione entro l’estate 2022 (la nuova PAC diventerà operativa nel gennaio 2023 e per l’Italia vale circa 34 miliardi fino al 2027, che possono arrivare a quasi 50 miliardi considerando il cofinanziamento nazionale dei fondi destinati allo sviluppo rurale). Nel PSN non vengono esplicitati gli obiettivi quantitativi che si intendono raggiungere entro il 2027, sia con gli eco-schemi sia per gli interventi previsti nello Sviluppo Rurale.
Solo per l’agricoltura biologica viene indicato un obiettivo quantitativo, con il 25% di superficie agricola certificata entro il 2027, una percentuale che probabilmente arriverà al 30% entro il 2030. Ma l’Italia avrebbe potuto aspirare all’obiettivo più ambizioso, ma realistico, del 30% di SAU in biologico entro il 2027 per arrivare al 40% entro il 2030, considerato che il nostro Paese parte con una percentuale del 15,8% al 2021. Il tema della conservazione della natura poi, attraverso la tutela e ripristino della biodiversità naturale, viene incredibilmente sottovalutato nel PSN, non considerando adeguatamente i risultati dell’analisi dei fabbisogni, con l’indicazione arbitraria di priorità in palese contrasto con i dati scientifici disponibili emersi anche dall’ultimo rapporto dell’ISPRA che indica l’agricoltura come principale causa della perdita di specie e habitat.
A dimostrazione di ciò, vi è l’assenza di un eco-schema dedicato al mantenimento delle aree funzionali alla tutela della biodiversità e degli elementi naturali del Paesaggio, lacuna che mette in seria discussione il target del 10% indicato dalla Strategia UE Biodiversità 2030. Anche il tema della mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici risulta sostanzialmente assente nella programmazione della PAC fino al 2027, sebbene questa si collochi in un periodo di tempo cruciale (l’orizzonte al 2030) per gli obiettivi fondamentali di riduzione delle emissioni dei gas climalteranti. In definitiva il Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022 all’esame della Commissione UE è molto lontano dall’essere uno strumento efficace per promuovere una vera transizione ecologica dell’agricoltura italiana, affrontando le crisi ambientali del millennio. Una mancanza di visione che va a discapito anche della stessa agricoltura, prima “vittima” dei cambiamenti climatici e conseguenti eventi estremi catastrofici.